Silvia e Hans Witmer-Ferri concludono i loro studi con il diploma presso l' ETH a Zurigo nel 1930. Silvia lavora in seguito da Otto Salvisberg a Berna e Hans da Le Corbusier a Parigi. Insieme aprono poi uno studio di architettura a Milano e successivamente, nel 1933, a Lugano.
Il loro primo progetto, la casa d' appartamenti "La Rotonda" edificata nel 1934-35 a Lugano lungo piazzale Besso, rimane ancora oggi uno degli edifici più rappresentativi del razionalismo ticinese. I temi qui elaborati si ripeteranno poi nel progetto per la clinica militare di Novaggio del 1940-41. Nel 1946 Hans Witmer organizza la Sezione Svizzera della "Mostra internazionale di Edilizia e di Ricostruzione" a Torino dove presenta, una serie di architetti svizzeri fra i quali Paul Artaria, Otto Senn e Bruno Bossi, diversi esempi di riviste di architettura svizzere, alcune grosse ditte come Kiefer e Schindler ed un progetto per la ricostruzione della città di Schaffausen, parzialmente danneggiata dai bombardamenti.
L' attività di Hans e Silvia negli anni ‘50 mostra tendenze più neo-realistiche, visibili per esempio sia nei progetti degli edifici abitativi in Via Monte Carmen (Lugano 1949-59) che nelle abitazioni operaie della Vignola (Lugano 1955-56). Dopo la separazione da Hans nel 1958, Silvia Witmer-Ferri prosegue la sua attività sperimentando le relazioni fra aspetti funzionali, geometria dello spazio e luce, lavorando sempre con spazi minimi. Tra il 1966 e il 1968 realizza una grande superficie abitativa per la Cassa pensioni del Comune di Lugano, organizzata attorno ad un grande cortile centrale. Si impegna in prima persona per organizzazioni internazionali femminili e come presidente del Lyceum della Svizzere Italiana nel 1958, prende parte all'esposizione SAFFA di Zurigo, incentrata sulle professioni ed il lavoro della donna. Hans Witmer dal 1958, è invece attivo a Damasco come architetto per l'ONU e dal 1963 al 1968 è architetto responsabile per la città di Zugo.
Tratto da "Architekten- Lexikon der Schweiz" Birkhäuser Verlag, voce a cura di Anna Maria Torricelli