Fondo 041 - Peppo Brivio 1923 - 2016

Nato a Lugano, si laurea nel 1947 al Politecnico Federale di Zurigo con William Dunkel, di cui è poi assistente per due anni. Rientrato in Canton Ticino, realizza con Franco Ponti, a Bellinzona, alcuni edifici (le case “Isola Bella”, 1949-1950, casa “Campagna”, 1950-1953) che già annunciano i principali temi della sua opera. Nel frattempo apre il proprio studio a Locarno associandosi dal 1949 al 1955 con René Pedrazzini e collaborando più volte con un maestro dell’architettura ticinese come Rino Tami. Risalgono a questo periodo le stazioni della funivia Locarno-Orselina-Cardada (1951-1952, demolite), la casa ad appartamenti “Spazio” a Locarno (1954-1956), e due opere fondamentali come le case ad appartamenti “Albairone” e “Cate” (Lugano-Massagno, 1955-1956, 1957-1958), in cui si manifesta pienamente la sua personale grammatica architettonica. È il preludio alla sua stagione più intensa e feconda, durante la quale realizza la casa ad appartamenti “Rosolaccio” a Chiasso (1959-1960), casa “Corinna” a Morbio, casa dei Pini a Vacallo, le case di vacanza a Caprino, la stazione di servizio a Castasegna (Cantone Grigioni): opere che, nella cronologia fornita dallo stesso architetto, risalgono al breve giro di due anni, dal 1962 al 1963, durante i quali lavora anche al magnifico progetto, non realizzato, per casa Koerfer a Moscia, presso Ascona. Risale ad allora la collaborazione con Vittorio Gregotti che porterà Brivio, nel 1964, a firmare l’allestimento della sezione introduttiva della XIII Triennale di Milano insieme allo stesso Gregotti, a Lodovico Meneghetti e Giotto Stoppino. Seguiranno altre opere importanti, come la sede della banca Weisscredit a Chiasso (1965-1967) e casa “Valleggione” a Bironico (1965-1969). Nel 1969 è nominato professore all’Ecole d’Architecture dell’Università di Ginevra, carica che terrà sino al 1990. In questi anni la sua produzione si dirada e la sua figura entra lentamente nell’ombra, malgrado architetti della generazione più giovane, tra i quali Mario Campi, Luigi Snozzi e Livio Vacchini, gli riconoscano il ruolo di maestro.

Fotografia e cenni biografici a cura di Nicola Navone